La nuova pompei

La nuova Pompei di Zuchtriegel

LA NUOVA POMPEI DI ZUCHTRIEGEL di Giuseppe Di Leva. La sera di venerdì 13 ottobre si celebrava a Boscoreale, uno dei luoghi più difficili di quei paesoni che fanno parte del Parco Nazionale del Vesuvio, una sorprendente “festa popolare”. La riapertura al pubblico dell’Antiquarium – con un nuovo allestimento che ospitava al piano superiore i già celebri reperti scampati ai tombaroli della super villa romana di Civita Giuliana – segnava un inequivocabile punto di svolta: nasceva la realtà della “Grande Pompei” ma, soprattutto, nasceva un’idea nuova di fruizione dei siti archeologici vesuviani governati dal Parco Archeologico di Pompei. Quell’evento – che sembrava quasi estemporaneo, forse per qualcuno il tentativo di un’ennesima trovata mediatica – in realtà era il punto di arrivo di una programmazione di lenta, consapevole progettualità di offrire una Pompei diversa, che andasse oltre un’informazione spesso “drogata” dall’ansia di rilanciare solo cosiddette scoperte.

Il cambio di passo per la nuova Pompei

Al netto di ingenui scivoloni di una comunicazione ancora da perfezionare sul piano, diciamo così, “popolare”, e cioè che si rivolge al grande pubblico, l’anno che si avvia alla conclusione ha rappresentato, per Pompei, un rilancio in chiave di “conoscenza”, di apertura, di inclusione verso il pubblico e di “scongelamento” di una compagine amministrativa di funzionari che si sono – finalmente – messi in gioco, superando annose e storiche difficoltà relazionali con il pubblico.

Gabriel Zuchtriegel dietro il miracolo della nuova Pompei

Dietro questo piccolo miracolo c’è, come sempre accade, una persona che, a Pompei, risponde al nome del suo attuale Direttore Generale: Gabriel Zuchtriegel. Proprio nella seconda parte di quest’anno, l’ex direttore di Paestum ha dato una svolta alla Pompei che avevamo visto fino all’epoca vertiginosa e tambureggiante del Grande Progetto Pompei.  Il sito archeologico appare oggi ancor più vivo, partecipato, sebbene strangolato da numeri pazzeschi di visitatori che, come è noto, oggi rappresentano il problema maggiore per la conservazione delle antiche rovine.

Bilancio positivo

Ma, facendo un breve rendiconto, appare giusto ricordare qualche dato. Quest’anno sono state riaperte la Casa dei Vettii in maniera completa, con la possibilità di vedere tutti gli ambienti della più famosa domus di Pompei, con un sapiente sistema di illuminazione che dona al visitatore ancora più suggestione quando calano le ombre della sera; la Casa delle Nozze d’argento con il suo strepitoso e monumentale atrio dotato di alte colonne corinzie; la Villa dei Misteri, restituita – anch’essa con un rinnovato impianto d’illuminazione – alla stupefacente visione di particolari e colori ormai nascosti da troppo tempo. Come dimenticare, inoltre, la possibilità offerta sul finire dell’anno scorso di ascendere, dopo tanti, troppi anni di interdizione, al punto più storicamente panoramico della Pompei antica, e cioè la Torre cosiddetta di Mercurio riportandola alla funzione di belvedere per i visitatori a cui la destinò il genio di Amedeo Maiuri.

Aree verdi e scuole al centro dei progetti

Non si può, ancora, non segnalare il progetto di valorizzazione delle aree verdi del sito di Pompei, le iniziative per le scuole, una manutenzione ordinaria quasi capillare e continua, la riapertura delle ville di otium a Stabia finalmente senza le barriere dell’epoca Covid, le mostre sotto i portici della Palestra Grande.

Il rapporto di fidelizzazione con i visitatori

A tutto questo che rappresenta il “sensibile”, solo per chi voglia testarlo girando per Pompei e i siti impropriamente denominati “minori”, si aggiunge un interessante progetto di conoscenza e valorizzazione attraverso la creazione della Community della Pompeii Card che, oltre a consentire ingressi per 365 giorni all’anno in tutti i siti afferenti al Parco archeologico di Pompei, permette ai suoi possessori di entrare in quei cantieri che stanno interessando importanti zone ed edifici dell’area archeologica pompeiana e non solo.

L’accesso al Regio IX l’ultimo segnale

Un ultimo segnale di una fruizione intesa in senso finalmente “democratico”, è l’iniziativa che partirà dai primi giorni di gennaio dell’imminente anno nuovo quando si potrà accedere, prenotandosi, al cantiere dei nuovi scavi della Regio IX dove si potranno vedere,  accompagnati dal personale di cantiere – tutti i giorni tranne il sabato e la domenica e fino a tutto il mese di aprile del 2024 – i principali rinvenimenti e ambienti emersi e la metodologia di scavo.

La comunicazione a Doppio Binario

Intelligente, e a suo modo “rivoluzionaria”, l’idea di proporre un doppio binario della comunicazione.  Se la velocità dei tempi di internet impone una semplificazione che spesso diventa brutale e che impone un passo rapido e immediatamente comprensivo al grande pubblico, il Parco Archeologico di Pompei ha, quasi a prevenire le spesso banali accuse di “superficialità”, inaugurato l’uso di pubblicare una rivista in formato elettronico che dà conto – in maniera scientifica – di quanto è stato descritto, all’ingrosso, nei comunicati stampa riguardo scavi e rinvenimenti con una tempestività un tempo sconosciuta e che faceva dei pompeianisti e dei pompeianofili una ristretta comunità di eletti in cui il pubblico veniva considerato spesso con fastidio e le risultanze degli scavi in corso comunicate solo dopo lunghi tempi di attesa.

Pompei come bene pubblico: ecco il concept della nuova Pompei

Ecco, tutto questo è accaduto a Pompei in un solo anno. Una stagione che ha, come al solito, presentato le difficoltà oggettive di un luogo dalla fragile conservazione in cui, adesso, tuttavia, quasi tutto appare più alla luce del sole. Frutto, si può credere, di un cambio di marcia dettato anche da aspetti generazionali.  Resta il fatto, indiscusso, che criticare a prescindere tutto quello che avviene nel microcosmo pompeiano è non solo stupido ma ridicolo, espressione di chi non ha il senso del corso del Tempo che cambia. Chi ama Pompei non indossa mai nessuna casacca se non quella di arrivare a godere di luoghi e cose che per troppo tempo erano tenute “nascoste” come un tesoro a cui poteva accedere solo una ristretta elite di studiosi o “fortunati”. Quell’epoca, forse ,è al tramonto. Pompei è “pubblica” ed appartiene a tutti. Nel senso più pieno del termine.

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